Il Covid-19 ci accompagnerà per diverso tempo e dobbiamo trovare il modo di conviverci con la massima attenzione alla salute e quindi con comportamenti individuali e sociali all’altezza della situazione: un secondo periodo di confinamento potrebbe essere un colpo troppo duro dal punto di vista sociale ed economico per Venezia e per tutto il Paese. Per riuscire in ciò ci vuole una forte dose di innovazione e creatività da applicare nel lavoro, a casa, nella mobilità, nell’educazione, nelle feste e nelle relazioni sociali perché non possiamo certo lasciare da parte lo stare assieme, il divertirsi, il costruire momenti di conoscenza e condivisione.
Un banco di prova importante è il Redentore. Il Sindaco uscente continua a puntare tutto sui grandi eventi seguendo una idea di città che conosciamo bene e di cui sappiamo i risultati fallimentari economici e culturali. Il Redentore è sì un grande evento, ma ha un significato ben più profondo, è una grande festa popolare della città, non è certo “catapultato” a Venezia, è molto sentito e amato dai veneziani. Inoltre – forse è inutile ricordarlo – in tempo di virus ricollegarsi ad altri momenti in cui la città uscì da pestilenze è un segno di ottimismo nel futuro.
Futuro quindi, che deve essere diverso dal passato. Se sapremo reinterpretare quest’importante giornata forse potremo immaginare una Città differente. Proviamo a testare un modo di vivere gli spazi pubblici che ponga come discrimine la sicurezza sanitaria, la qualità dell’esperienza dello stare assieme, il rispetto per la città? È una festa molto complicata perché sappiamo della moltitudine di gente che arriva in città.
Purtroppo, il piano del Sindaco atterrerà sulla città senza un minimo di confronto e ogni critica e proposta di miglioramento sarà accantonata. Oramai sappiamo come il Sindaco uscente interpreta il suo ruolo: mai disturbare il manovratore. Siamo molto preoccupati. Brugnaro sta dimostrando nell’emergenza tutta la sua inadeguatezza. In molte città si attuano azioni concrete e si producono documenti strategici per avere una bussola complessiva e condivisa per rimodulare vari aspetti dei territori: come ridefinire l’uso delle strade e degli spazi pubblici; riscoprire la dimensione dei quartieri ovvero il rapporto centro-periferia; si ridisegna il Trasporto Pubblico Locale e anche la tassazione a livello locale e molto altro per cercare di rispondere ad una domanda che ci poniamo tutti: “Quale società e quale comunità vogliamo costruire dopo la crisi?”. Il Sindaco uscente ha la forza solo di confermare un modello già fallito alla prova dei fatti e si distingue per un continuo piagnucolare che diventa spesso un inveire, urlare, sbraitare.
Il Redentore 2020 deve essere simbolo di una Venezia diversa. Per questo è importante conoscere al più presto cosa ha in mente il Sindaco uscente. Ci vuole un dibattito con la città e in Consiglio comunale. Partendo da alcuni punti chiari che mettiamo sul tavolo della discussione.
È ora di sperimentare ovvero bisogna essere innovativi e creativi (1° punto); con la salute non si scherza (2°) e se non si fosse in grado di predisporre un sistema di gestione dei flussi efficace (3°) in grado di mantenere sostanzialmente inalterata la festa allora bisogna ridisegnare il Redentore facendo di questo grande evento un modello per mettere in campo la creatività diffusa della città (4°).
Si possono immaginare tante soluzioni, anche, ad esempio, realizzare nei campi della città dei momenti di aggregazione che decentrino le persone, momenti di festa affidati a diverse realtà attive nel territorio. Coinvolgendo anche la Terraferma. Insomma, una festa diffusa più facile da gestire per i flussi e che avrebbe anche il risultato di sostenere il mondo dello spettacolo dal vivo che sappiamo quanto stia soffrendo. Brugnaro mortifica spesso e volentieri la creatività veneziana, quando va bene fa arrivare le briciole ai professionisti dello spettacolo e alle associazioni culturali del territorio mentre riserva ai grandi eventi gli investimenti veri e sonanti di cui non si è mai fatto un vero bilancio economico né tantomeno sociale. È ora di invertire la tendenza: i milioni di euro che la Città è in grado di mettere sul piatto per il Redentore oppure per il Carnevale, tanto per fare un altro esempio di festa popolare piegata a logiche unicamente commerciali, vanno investiti in modo completamente differente.
Come organizzare il Redentore e che significato debba rivestire nella ripartenza deve essere dibattuto in città! Basta progetti calati dall’altro senza la necessaria condivisione e partecipazione dei cittadini.
Giorgio Dodi – Segretario comunale